ACERBA Ferruccio Filipazzi
Un
uomo e una bambina.
L'uomo, da piccolo, aveva un desiderio: guidare un camion ("Quando
sarò grande farò il camionista così potrò
viaggiare e ascoltare la musica tutta la notte, se ne avrò voglia").
Adesso l'uomo ha un camion e tante cose da fare; si sa, i grandi hanno
sempre cose da fare e così, a volte, capita loro di dimenticarsi
delle promesse fatte ai bambini ...
La bambina ha preparato gli occhialini e i sandali e il costumino nuovo
aspettando con impazienza sabato, quando ci sarà l'eclissi di
sole, ci andranno insieme a vederla e sarà bellissimo, sul mare.
Ma l'uomo
è lontano e allora niente eclissi. O forse sì. Se si viaggia
tutta la notte...
Lo spettacolo è un viaggio. Nella notte.
Per stare svegli è meglio parlare, fare musica, tenersi compagnia.
Così l'uomo si inventa che la bambina è già lì,
seduta accanto e parlano, litigano, si ricordano: quando erano piccoli
e quando si sono sentiti "grandi", le prove di coraggio e le paure.
E poi la scuola, la scuola di adesso per la bambina e per l'uomo quella
più lontana, dentro gli scherzi di una memoria che il tempo,
come certi specchi, deforma: il maestro era alto due metri, forse tre
e le sue scarpe così grandi che sporgevano dalla scalinata.
E poi l'esaltazione dell'amicizia per i compagni di banco, le prime
frustrazioni e, per tutti e due, l'ironia inconsapevole che aiuta a
crescere...